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Allarme abusivismo: in Italia 20 edifici illegali ogni 100 autorizzati

abusivismo edilizio

Secondo il Rapporto “Benessere equo e sostenibile” redatto dall’Istat, emergono dati allarmanti riguardo l’abusivismo edilizio in Italia: solamente al Sud il 50% degli edifici è costruito illegalmente.

L’abusivismo edilizio rappresenta un malcostume che, da tempo immemore, danneggia l’economia, il paesaggio e la cultura della legalità, senza contare i numerosi rischi provocati dal suddetto fenomeno in chiave sicurezza. Un vizio che, purtroppo, imperversa ancora oggi in Italia, alla luce dei dati evidenziati dal Rapporto dell’Istat sul Benessere equo e sostenibile: un’analisi del benessere nelle sue diverse dimensioni che si concentra particolarmente sugli aspetti territoriali e sullo sviluppo di alcuni indicatori, tra i quali “Paesaggio e patrimonio culturale” e “Ambiente”.

L’abusivismo in Italia

L’analisi condotta dall’Istat sottolinea come l’indice di abusivismo edilizio, seppur in lieve calo rispetto all’anno passato, rimanga in Italia una pericolosa costante. In tutto lo stivale, infatti, si attesta che per ogni 100 edifici realizzati con le necessarie autorizzazioni, ne esistono 19,6 costruiti illegalmente.
Una statistica addirittura raddoppiata se si tiene conto che nel 2007 la proporzione tra costruzioni abusive e autorizzate era di 9 edifici ogni 100. Un elemento probabilmente agevolato – secondo l’opinione dell’Istat – dalla crisi economica e il conseguente calo della produzione edilizia. Un fenomeno preoccupante che coinvolge perlopiù le regioni del Centro, dove si stima che nel 2016 le nuove costruzioni residenziali abusive rappresentino quasi un quinto di quelle autorizzate, e in modo maggiore il Sud Italia, territorio in cui il rapporto sfiora il 50%. A tal proposito, particolarmente elevati gli indici raccolti in Molise, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, regioni in cui la media supera di gran lunga quella di tutto il Mezzogiorno.
Un valore inaccettabile che si differenzia nettamente dalla media registrata nei Paesi dell’Unione Europea e conferma l’incapacità di tornare ai livelli precedenti alla crisi – afferma l’ingegner Sandro Simoncini, docente dell’Università “La Sapienza” e presidente di Sogeea SpAL’impatto dell’abusivismo è devastante perché faticano ad imporsi politiche di contrasto. La passività amministrativa, agevolata dalla paura di una perdita di consenso, rende impraticabili le procedure di abbattimento ed evita l’evasione delle oltre cinque milioni di pratiche di condono edilizio ancora in stand-by. Un aspetto da non prendere sotto gamba, poiché consentirebbe di individuare definitivamente tutti i manufatti che devono essere demoliti“.

Migliora la qualità dell’ambiente

In leggera controtendenza, invece, le condizioni di qualità dell’ambiente sintetizzate dal Rapporto Istat attraverso l’incrocio dei dati emersi dagli indicatori riferiti a inquinamento, protezione della biodiversità, energia e percezione da parte dei cittadini. Nel medio periodo è da sottolineare un progressivo miglioramento su tutti i punti precedentemente elencati, con il Nord che mantiene un elevato standard di qualità e il Sud che ha realizzato una crescita piuttosto consistente (+7 punti dell’indice composito dal 2008 al 2015), accompagnato da uno sviluppo positivo nella gestione dei rifiuti e il conseguente minor conferimento in discarica.
L’analisi dell’ultimo anno evidenzia una sostanziale stabilità, eccezion fatta per il Sud Italia, dove l’indice cala di 0,5. L’Abruzzo, la Valle d’Aosta e le province di Trento e Bolzano denotano una più alta qualità dell’ambiente, al contrario, le uniche regioni che registrano un valore dell’indicatore inferiore a 100 sono le Marche (99,5), sopra la media solo per quanto riguarda la soddisfazione dei cittadini, la Puglia (99,8) e la Sicilia (90,2), territori in cui si segnalano miglioramenti significativi in merito alle energie rinnovabili e la percezione dei cittadini.

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