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Coronavirus, datori di lavoro non sempre responsabili del contagio

Approvato l’emendamento al DDL “Liquidità” grazie al quale si scongiura il rischio di punire le imprese in regola con i protocolli di sicurezza.

Il datore di lavoro non sarà ritenuto automaticamente responsabile dei contagi da Coronavirus in ambito lavorativo, è quanto emerso dall’emendamento al disegno di legge “Liquidità” dopo un lungo confronto tra le parti in merito al rischio di punire le imprese in regola con i protocolli di sicurezza.

Il contenuto dell’emendamento

I datori di lavoro che si attengono ai protocolli di sicurezza per la riapertura dei cantieri e degli altri settori produttivi saranno considerati in regola con gli obblighi di tutela per le condizioni di sicurezza sul lavoro. Considerata la difficoltà nel provare con certezza l’origine del contagio, l’INAIL – che attraverso la Circolare 22/2020 ha anticipato il contenuto dell’emendamento – ha affermato che il datore di lavoro deve essere considerato responsabile solo nel caso in cui abbia violato gli obblighi di informazione, formazione e utilizzo dei DPI per prevenire la diffusione del virus.

L’equiparazione tra contagio e infortunio sul lavoro

L’equiparazione tra contagio e infortunio sul lavoro è stata prevista dall’articolo 42, comma 2 del Dl Cura Italia, ma ha suscitato l’allarme dei soggetti preposti al controllo della sicurezza sul lavoro, preoccupati per un eccessivo carico di responsabilità. L’accertamento dell’infezione da Covid-19 sul luogo di lavoro, infatti, avrebbe fatto scattare la pratica di infortunio sul lavoro con tutta la catena di responsabilità che ne consegue. A tal proposito, in seguito all’intervento esplicativo dell’Inail, i rappresentanti degli imprenditori hanno chiesto un intervento per modificare la norma. Ottenuto con successo grazie all’approvazione dell’emendamento.

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