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Gestione dei rischi connessi all’orario lavorativo

gestione rischi sul lavoro

Il tema della gestione dei rischi in relazione all’orario lavorativo è stato affrontato, tramite un apposito intervento, durante il convegno “Attualità in tema di fattori psicosociali del lavoro”, tenutosi a Milano lo scorso 13 ottobre, organizzato dall’Università degli Studi di Milano, dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda e dalla Regione Lombardia.

Circa il 20% degli occupati, in Europa, non opera secondo la tradizionale fascia lavorativa mattutina e pomeridiana, bensì in quella notturna oppure nei giorni festivi. Orari del genere implicano condizioni operative non ottimali che col passare del tempo potrebbero provocare situazioni di affaticamento tali da indurre il soggetto interessato all’abbandono dell’incarico, con conseguenti disagi dal punto di vista organizzativo per chi si occupa della gestione dei turni lavorativi. L’irregolarità dei turni di lavoro – frequente soprattutto in settori cruciali per la società come trasporti, sanità e sicurezza -, può causare, dunque, ripercussioni sulla salute e sulle prestazioni dei lavoratori, eventualità da non ignorare.

L’intervento, a cura di Giovanni Costa (Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Università di Milano e IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano), si sofferma sul tema degli orari lavorativi nell’ambito dei numerosi fattori di stress e rischio psicosociale che si palesano all’interno del mondo del lavoro, con particolare attenzione rivolta al parallelo che accomuna sonnolenza e incidenti stradali, i criteri per organizzare i turni e le raccomandazioni per i turnisti anziani.

Sonnolenza e incidenti stradali

Nell’intervento, dal titolo “Orari di lavoro: valutazione e gestione del rischio”, sono presenti diverse informazioni sui ritmi biologici e sull’assetto biologico circadiano, ovvero quel ritmo che in cronobiologia e in cronopsicologia è caratterizzato da un periodo di circa 24 ore.
Per quanto riguarda gli incidenti che avvengono alla guida di autoveicoli è ricordata la responsabilità di fattori quali stress, sonnolenza e fatica.
A tal proposito, si affermano alcuni dei seguenti principi:

  • La sonnolenza alla guida aumenta di 8 volte il rischio di incidente grave;
  • Gli incidenti “da veicolo singolo”, a parità di traffico, hanno una maggiore probabilità di verificarsi di notte o nel primo mattino;
  • L’autista assonnato o affaticato non mette in atto le azioni appropriate per evitare l’incidente, in quanto spesso non comprende il rischio e guida durante microsonni (la cui durata varia dai 5 ai 50 secondi);
  • Nel 2000, il Dipartimento dei Trasporti USA ha indicato la fatica come il principale problema per la sicurezza nel trasporto con un costo di 12 miliardi di dollari l’anno.

Alcuni studi, inoltre, provano un maggior rischio di incidenti per le persone che soffrono di insonnia (2 volte sopra la media), narcolessia (6 volte superiore) e sindrome delle apnee ostruttive del sonno (4 volte superiore).
Sempre a proposito di sonnolenza e rischio di incidenti stradali si segnalano diversi risultati di studi effettuati in Europa e Oltreoceano:

  • In Gran Bretagna, la sonnolenza è associata al 23% degli incidenti stradali, con rischio maggiore per gli autisti che affrontano lunghe tratte autostradali;
  • Negli Stati Uniti, il 6% degli autotrasportatori guida assonnato almeno tre volte a settimana, il 37%, invece, una volta al mese;
  • In Francia, circa 35.000 autisti (corrispondenti al 2% del campione soggetto ad analisi) hanno riportato attacchi di sonnolenza così violenti da indurli a fermarsi, di questi, il 9% ha dichiarato che ciò accade con cadenza mensile.

Possibili criteri ergonomici per l’organizzazione dei turni

Per far fronte ai fattori di rischio che riguardano i turni lavorativi, sono stati elaborati alcuni criteri atti a soddisfare le esigenze dei lavoratori, riducendo al contempo le possibilità di pericolo:

  • Limitare il più possibile il turno di notte;
  • Rispettare il limite di due/tre turni di notte consecutivi;
  • Preferire turni ruotanti al turno fisso notturno;
  • Flessibilità negli orari;
  • Durata dei turni in base al carico di lavoro;
  • Evitare l’inizio troppo anticipato se si tratta di turno mattutino;
  • Regolarità dei cicli di turno;
  • Concessione dei giorni di riposo possibilmente dopo i turni notturni;
  • Rotazione del turno in senso orario piuttosto che anti-orario (ovvero preferibilmente Mattina-Pomeriggio-Notte):
  • Turni estesi solo se il carico di lavoro è esiguo.

Lavoratori anziani

All’interno dell’intervento, si evidenziano, inoltre, fattori e contromisure rivolte a soggetti più vulnerabili come i lavoratori anziani, nei quali si possono riscontrare:

  • Salute compromessa;
  • Alto tasso di fatica;
  • Scarsa efficienza psico-fisica;
  • Riduzione di qualità e durata del sonno, il quale tende a palesarsi spesso durante il giorno e in particolar modo di prima mattina;
  • Ampiezza ridotta dei ritmi biologici e assestamento più lento nei giorni successivi ai turni notturni;

I fattori sopracitati possono essere contrastati con le seguenti raccomandazioni:

  • Aumento delle pause e sorveglianza sanitaria periodica;
  • Limitazione del carico di lavoro fisico e notturno una volta superati i 45/50 anni di età;
  • Turno di notte fisso solo su base volontaria;
  • Priorità all’impiego durante turni diurni;
  • Possibilità di scelta per gli schemi di turno.

Per maggiori informazioni, è possibile consultare l’intervento integrale cliccando sul link in allegato: “Orari di lavoro: valutazione e gestione del rischio”

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