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Riqualificazione energetica e antisismica, stanziati 350 milioni di euro per le case popolari

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Il Cipe, attraverso la delibera 127/2017, pubblicata di recente in Gazzetta Ufficiale, ha riprogrammato le risorse stanziate ai sensi della Legge per l’edilizia residenziale e non utilizzate: 350 milioni di euro destinati alla riqualificazione energetica e antisismica delle case popolari.

Rigenerazione dei quartieri degradati, riqualificazione energetica e messa in sicurezza antisismica degli edifici di edilizia residenziale pubblica. Sono questi gli obiettivi della riprogrammazione delle risorse effettuata dal Cipe, che tramite la delibera 127/2017 ha stanziato 350 milioni di euro utili a realizzare una serie di interventi prioritari in tema di ambiente e sicurezza nell’edilizia pubblica, privilegiando il recupero edilizio ed urbano rispetto alla nuova edificazione. Gli interventi dovranno garantire l’efficientamento energetico degli edifici, l’aumento degli standard qualitativi attraverso il superamento delle barriere architettoniche e il miglioramento della sicurezza nell’utilizzo degli spazi.

250 milioni per la riqualificazione

250 milioni di euro, sui 350 previsti, saranno destinati alla realizzazione di un programma integrato di edilizia sociale, le cui proposte saranno individuate da Comuni, ex Iacp comunque denominati, imprese e cooperative di edilizia convenzionata. Per consentire il consumo di suolo zero, i programmi dovranno prevedere il recupero e la ristrutturazione degli immobili esistenti o la loro demolizione e ricostruzione e, solo in parte, la realizzazione di nuove costruzioni. Oltre agli alloggi, i progetti dovranno prevedere una serie di servizi complementari: le abitazioni che si serviranno di un contributo pubblico a copertura totale del costo di realizzazione dovranno essere destinati alla locazione permanente con canone sociale. I progetti realizzati, invece, con un contributo pubblico parziale saranno destinati alla locazione permanente o con patto di futura al termine del periodo di locazione a canone agevolato.
Gli interventi dovranno essere conformi alla Direttiva 2010/31/UE sugli edifici a energia quasi zero. Bisognerà quindi garantire una prestazione energetica dell’immobile pari almeno alla classe di efficienza A1 per gli interventi di recupero e riuso e pari alla più alta classe A4 di efficienza per gli interventi di sostituzione edilizia, demolizione e ricostruzione, nonché di nuova costruzione.
I progetti dovranno perseguire la messa in sicurezza delle componenti strutturali degli immobili mediante interventi di adeguamento o miglioramento sismico.
Per migliorare la qualità urbana, una quota fino al 20% del finanziamento statale potrà essere impiegata per il recupero o la realizzazione di urbanizzazioni secondarie (asili nido, scuole materne e primarie, attrezzature sportive, ecc). Oltre alla valutazione di merito dei progetti, la ripartizione delle risorse terrà conto delle domande di edilizia residenziale sociale presentate, della popolazione residente e del numero di famiglie in affitto. In ciascuna regione potranno essere finanziate non più di due proposte di intervento.

100 milioni per le aree terremotate

La delibera prevede inoltre una quota pari a 100 milioni di euro, destinati alla realizzazione di programmi di edilizia residenziale sociale nelle aree colpite dal terremoto. Per ottenere i finanziamenti, i progetti dovranno rispettare tutti i requisiti di sostenibilità e sicurezza previsti per gli interventi da realizzare nelle altre zone d’Italia.

Ecobonus e Sismabonus

La riqualificazione energetica degli edifici di edilizia sociale può giocare anche la carta dell’Ecobonus. Usufruiscono delle agevolazioni infatti gli Istituti autonomi per le case popolari e gli enti aventi le stesse finalità sociali, che rispondono ai requisiti della legislazione europea in materia di in house providing e che risultano costituiti ed operanti al 31 dicembre 2013, per gli interventi realizzati su immobili di loro proprietà o gestiti per conto dei Comuni, adibiti ad edilizia residenziale pubblica. Le detrazioni possono essere richieste anche dalle cooperative di abitazione a proprietà indivisa per gli interventi realizzati su immobili posseduti dalle stesse cooperative o assegnati in godimento ai propri soci.

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